Berlusconi e i vigliacchi d’Italia

C’è poco da fare: dopo la sparata filorussa e filoputiniana dello stupido e corrotto cavaliere milanese, adesso gli intellettuali italiani, accademici, studiosi, giornalisti di diversa taglia ed estrazione ideologica o politico-culturale, favorevoli alla cessazione delle ostilità in Ucraina per paura di una escalation militare e nucleare, ma anche per  consentire al criminale di San Pietroburgo di cavarsela a buon mercato e all’Europa più cinica, egoista ed indifferente a valori universali di prossimità e solidarietà, di tornare tranquillamente ai suoi affari, alle sue redditizie attività economiche, alle sue speculazioni finanziarie sempre più lesive dei diritti di popoli e di povera gente comune, ai suoi ipocriti proclami di intangibili princìpi di libertà, eguaglianza e fratellanza, come anche a cospicua parte del mondo cattolico pacifista di ritenere finalmente esaudita la sua incessante e miserevole richiesta di pacificazione a tutti i costi, devono prendere atto, volenti o nolenti, di appartenere alla stirpe antropologica dei Berlusconi, cioè di soggetti megalomani, abitati unicamente da un malsano desiderio di successo e di potere a tutti i costi, da un maligno spirito di appartenenza a perverse logiche di tornaconto personale, da irrefrenabili pulsioni asociali e immorali di prevaricazione nei confronti degli altri, dalla patologica propensione ad utilizzare una cultura del tutto improvvisata e superficiale a scopi meramente decorativi o ornamentali.

Se Berlusconi è ancora vivo politicamente e in condizione di impedire al nostro popolo di evolvere verso posizioni di maturità etico-civile, è solo per un degrado o un sottosviluppo culturale, per una diffusa povertà spirituale che non aiutano certo né l’Italia, né altri paesi europei e occidentali, attanagliati da mali simili o affini, a fare scelte sapienti e oculate e a valorizzare, in sede specificamente politica, uomini integri, responsabili e lungimiranti. Dove la cultura, una forma mentis critica ed eticamente disciplinata, un senso dell’onore personale e della fedeltà a inequivocabili princìpi e valori comunitari e nazionali, latitano, lì sono sempre in agguato dei furbi, avidi e spregiudicati Berlusconi, adusi a ragionare di e su tutto, anche nei modi o nelle forme più accorati e pensosi, solo per trarne vantaggi e utili personali.

Molta gente ammira, apprezza una siffatta tipologia di uomini, anzi ne agogna le capacità operative, la spavalderia e le presunte virtù affaristiche. Ed è ciò che, in gran parte, consegue ad una politica governativa degli ultimi 30 o 40 anni che ha rinunciato ad esigere che l’istituzione scolastica, che dovrebbe essere preposta innanzitutto ad educare i giovani per farne uomini e cittadini consapevoli e responsabili, abbia il suo fulcro in un severo e articolato programma pedagogico e formativo, per affidarle un semplice ruolo aziendale o preaziendale. In una nazione priva di intellettuali e di politici capaci di non stare a rimorchio delle mode del momento, di non riempirsi la bocca di scontati e stupidi proclami pseudoliberal-democratici, e di riflettere invece con severo spirito critico sulle molteplici anomalie e falsità della vita democratica mediaticamente verniciate di normalità e veridicità, rischiando altresì in proprio la perdita o il non conseguimento di una certa quota di popolarità o consenso nella pubblica opinione, situazioni deplorevoli e rovinose come quella in cui l’Italia viene oggi gettata dall’abominevole vampiro-imprenditore di Arcore, sono ineluttabili.

Ma, per quanto riguarda i cattolici che tali si professano, si dà un’ulteriore e terribile aggravante, perché se non sono capaci di capire che un intero popolo, quello ucraino, è stato reso oggetto, in modo completamente arbitrario, degli appetiti politico-economici e della volontà punitiva e distruttiva di una potenza militare che non si rassegna al suo declino, e che, proprio per questo, non sia evangelicamente possibile astenersi dall’offrire ad esso non solo solidarietà ma concreta e fattiva assistenza, anche militare, vuol dire che la loro fede è fondata sul nulla. Peraltro, è possibile che quel signore, che ne ha combinate di tutti i colori in alcuni decenni di storia repubblicana, parlamentare ed extraparlamentare, oggi valga elettoralmente molto meno di quell’otto per cento di consenso che gli è stato formalmente elargito, se è vero, come molti sarebbero pronti a giurare, che quella percentuale si basa in realtà su pratiche corruttive con cui il cavaliere del nulla, ancora una volta, sarebbe riuscito a comprarsi, specialmente in Sicilia, molti più voti di quelli legalmente ottenuti.

E’ doloroso che i cattolici italiani siano così spesso talmente sprovveduti o insensibili da consentire a soggetti palesemente inaffidabili di compromettere il perseguimento del bene comune e dei legittimi interessi nazionali in Europa e nel mondo.  

Francesco di Maria

Lascia un commento