Al professore Angelo d’Orsi. Per rispettare la storia e la libertà dei popoli

Egregio professore Angelo d’Orsi,
una volta, polemizzando con tutti coloro che molto giustamente identificano il signor Vladimir Vladimirovič Putin (già il nome pomposo è tutto un programma!) con una delle personalità non solo più dispotiche ma più ciniche e sanguinarie della storia umana, se ne è uscito con una frase sarcastica, non di rado tipica di certi intellettuali saccenti e soprattutto ignari dei propri limiti: “Grande è la confusione sotto il cielo…”. Ora, per quel che può valere, la mia impressione di uomo e di studioso, che tengo a manifestarle, è che grande sia la confusione nella sua capoccia.

Noi tutti filoucraini che, pur essendo fra noi profondamente diversi, odieremmo Putin, non saremmo “nel giusto e nel vero” e saremmo invece stoltamente convinti  “di essere onnipotenti, ossia di avere diritto e forza di violentare la storia, la verità, la giustizia”, ci ritroviamo fortunatamente e saggiamente uniti nella condanna oculata e responsabile di una guerra posta in essere contro l’intera umanità, contro la stessa razionalità pensante e i più elementari sentimenti morali del genere umano.
 
Se lei non riesce a capire, o meglio a riconoscere che il suo Putin, suo in quanto lei lo fa assurgere a capo di stato che avrebbe le sue buone e giuste motivazioni per tentare di cancellare dalla faccia della terra un intero popolo, è in realtà affetto da paranoia narcisistico-delirante e costituisce per ciò stesso un pericolo molto grave sia per il suo popolo che per l’intera umanità; se non riesce minimamente a sospettare che quel personaggio tanto ridicolo quanto tragico è la negazione stessa di ogni possibile forma di intelligenza critica e di giustizia, di convivenza civile e solidarietà umana, e che personaggi simili possono essere bloccati solo con la forza delle armi, il problema non è di chi non sarebbe in grado di fare una corretta analisi storica di quel che accade, ma è solo ed esclusivamente suo che non ha né l’onestà, né la lucidità intellettuale per riconoscere ciò che è del tutto evidente e che evidente sarebbe e sarà anche dopo tutte le più laboriose e complesse analisi storiche che lei o altri dovessero proporre.
 
Mi spiace che la sua cecità di discernimento e di giudizio comprometta non poco la sua statura di studioso, che io stesso ho avuto talvolta occasione di citare nei miei libri, e in questo senso potrebbero essere maieutiche nei suoi confronti le interruzioni cui sono soggetti molti suoi interventi televisivi, anche se dubito che la sua protervia possa consentirle di indietreggiare dal suo falso, vile e immorale pacifismo. D’altra parte, come può lei pretendere di essere ascoltato in religioso silenzio solo perchè accademico di una qualche notorietà, a prescindere dalle argomentazioni oltremodo carenti e irrazionali che viene spesso adducendo?
 
Lei non vorrebbe essere mai interrotto quando parla e non esita in questo senso a citare strumentalmente il povero Gramsci, ma la disadorna cattedra della vita non è come una tranquilla cattedra universitaria cui l’uditorio debba almeno un adeguato rispetto istituzionale, sebbene la disputatio abbia costituito storicamente un elemento centrale e costitutivo della vita universitaria delle origini, perchè chi sale sulla cattedra della vita può farlo solo per immolarsi per una verità che non teme né critiche, né dileggio, né interruzione, e non si aspetta nè condivisione, nè applausi.
 
Su una cosa, però, ha ragione: che bisogna “resistere, resistere, resistere, … con un continuo, instancabile controcanto a questi avvelenatori della ragione” e, con questa lettera forse destinata ad essere da lei ignorata ma anche a fungere da testimonianza di affetto e fraterna solidarietà verso i fratelli e le sorelle del popolo ucraino, è quello che anch’io, in questo caso, ho cercato di fare. Ma, professor D’Orsi, faccio mia un’altra sua ricorrente espressione ingiuntiva: “bisogna smetterla di semplificare, di dire sciocchezze”. Ecco, professore, cominci lei a dare l’esempio: la smetta di dire sconcertanti castronerie! 
 
                                     Francesco di Maria 

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